Vento del sud..

21.4.06 § 2



Non c'è niente da fare...per quanto mi sia dichiarato più e più volte un colto cinefilo, casco sempre nella trappola di questi film da guardarsi in una bella serata con pop-corn e coca-cola..
ElizabethTown non parte da un soggetto straordinariamente originale (decisamente simile a "La mia vita a Garden State), ma in fin dei conti, diverte, commuove, emoziona proprio come una pellicola di questo genere deve fare. Non ci aspettavamo granchè e questo "granchè" non è effettivamente arrivato ma le due ore passate in compagnia del buon Orlando e della "buona" Kirsten sono trascorse piacevolmente.
Ad essere cinefili fino in fondo, si possono muovere parecchie critiche. La recitazione è a tratti superficiale, così come i dialoghi (più che buoni in genere ma con qualche caduta) ed il finale, troppo, troppo scontato....Cameron Crowe ha fatto di meglio (vedi Jerry Maguire e Almost Famous) e pur non trascurando di mettere la propria firma (il viaggio di Drew con soundtrack d'autore) avrebbe potuto metterci maggiore profondità ed emozione(avendo già dimostrato di poterlo fare).
Cheers.

Il povero Melquiades..

9.4.06 § 5

Meraviglioso. Non mi capita spesso di definire così lapidariamente un film ma in questo caso è successo. Grazie alle insistenze di Mau www.pellicolascaduta.it mi sono abbandonato alla visione di "Le tre sepolture", opera registica di Tommy Lee Jones ben accolta da critica e pubblico.
Ambientato tra Usa e Messico, tra guardie di frontiera e poveracci che cercano fortuna passando il confine, "Le tre sepolture" affascina lo spettatore, pur accompagnandolo con un ritmo lento, avvolgendolo nell'arsura del deserto, nella desolazione di un America "estremamente e perifericamente rurale".
Cast eccellente con il buon Tommy Lee (decisamente invecchiato) a condurre le danze ed una sorta di nemesi interpretata da uno dei caratteristi migliori di Hollywood, Barry Pepper.
Emozionante, commovente ma soprattutto "vero", "Le tre sepolture" merita tutto il bene che ne è stato detto. Il viaggio verso un posto dimenticato da tutti, tra colline, ruscelli ed un riposo che durerà per sempre.
Ultra-consigliato!

Felini innevati..

§ 0

Devo ammettere di non essere un grandissimo fan di Roberto Benigni anche se sono fuori discussione le sue eccellenti capacità artistiche. Mi sono innamorato de "La vita è bella", un film così emozionante da lasciare senza parole.
Ma è de "La tigre e la neve" che si vuol parlare, ora...
C'è sempre grande poesia nelle opere di Benigni. Ed il suo ultimo film non contravviene alla regola. Al di là della professione del protagonista (insegnante di Poesia!), il regista costruisce situazioni e scene con grande armonia. Certo, a volte eccede con la sua "strabordante" presenza, ma nel complesso Benigni dimostra classe da vendere.
Non vorrei apparire blasfemo ma ne "La tigre e la neve" c'è qualcosa di Felliniano. Vuoi per certe situazioni grottesche, vuoi per i cammelli(!), vuoi per quella poesia di cui si parlava...mi sembra lampante l'influenza del regista romagnolo. Sarà soltanto un'impressione infondata? Ma...
Al di là di congetture che lasciano il tempo che trovano, "La tigre e la neve" è una visione consigliata, anche a quelli che trovano la comicità del "buon toscano" fuori luogo e troppo eccentrica...

Commessi..

§ 2

Su consiglio di Jack, un amico musicista (www.shakma.tk), è precipitato nel mio dvd "Clerks", primo vero film di Kevin Smith, autore sicuramente più conosciuto per "Dogma".
Su Imdb... http://www.imdb.com/name/nm0003620/
Per quanto "Clerks" sia di una semplicità assurda, nella composizione così come nella varietà di inquadrature, diverte parecchio, vuoi per le situazioni al limite del grottesco in cui si vengono a trovare i personaggi, vuoi per la presenza di dialoghi spassosi ed attuali. Tra i personaggi aleggia il fantasma del "tipico ragazzo fallito della periferia americana" e tra discutibili film con ermafroditi, defunti che fanno ancora il loro dovere ed improvvisate partite ad hockey le risate non mancano di certo anche se vi è un sottile velo di malinconia che avvolge quel mondo solitamente fossilizzato nella noiosa quotidianità.
Assolutamente da vedere...
p.s. imdb segnala un "Clerks 2" in post-produzione...evvai!


Revenge is a cold....fish!

21.3.06 § 4

Sono combattuto nel giudicare questo film.

L' interesse per V for Vendetta è nato nel sottoscritto alla primissima visione del trailer e proseguito con un attenta sorveglianza dei rumors nel corso dei mesi di produzione. Non ho mai avuto la possibilità di leggere il fumetto originale, ma l' ambientazione ed i personaggi mi hanno subito intrigato tanto da inserire l' opera di McTeigue nella mia "ToWatch list".

Per la storia, fate riferimento alla recensione di Mau (www.pellicolascaduta.it).

Si parla di idee in V for Vendetta.

A mio giudizio però, gli autori non si sono dimostrati in grado di catturare appieno "l'idea", l'essenza di quanto hanno creato. Chi scrive, forse sbagliando, forse no, si aspettava innanzitutto tutta un' altra cornice. Una Londra vessata anche (e soprattutto) nella sua immagine da questa sedicente dittatura ma che invece appare paurosamente "normale". Qualche filmato documentaristico nel montato tenta invano di ricreare un' atmosfera di oppressione e di mancanza di libertà ma in realtà lo spettatore non ha la possibilità di calarsi in questa città appartenente ad un futuro da scongiurare assolutamente. Può anche darsi che l' apparente superficialità sia voluta e decisa a tavolino non ci è dato saperlo. Certo è che questo compromesso non pare soddisfacente.

In termini fotografici la personalizzazione di V for Vendetta non è all' altezza, considerando che questi tizi hanno fatto "The Matrix". L' uso appropriato dei colori poteva di certo aumentare la credibilità ed invece non vi è caratterizzazione cromatica, se non in qualche scena particolare, il che rende il film piuttosto piatto.

Da V, personaggio controverso, affascinante nell' aspetto, mi aspettavo molto più mistero. Perde parecchio già nelle prime scene, quando si presenta a Eve con un fare quasi arlecchinesco. Incomprensibile, almeno dal punto di vista produttivo, la scelta di affidarne l' interpretazione a Hugo Weaving. Un attore straordinario per un personaggio nascosto dietro ad una maschera ( a parte i pochi minuti nei panni di Rookwood) che non lascia il minimo spazio alla mimica (il mio salumiere, così come chiunque altro, avrebbe potuto fare altrettanto bene). Ma queste sono decisioni che poco interessano allo spettatore.

Lei, ovviamente Natalie Portman, è come al solito meravigliosa. Vista la mia faziosità mi astengo da altri elogi. Gli altri sono quello che sono. Bella l' idea di ripescare John Hurt e fallo passare dall' altra parte della barricata. Infine, i dialoghi si collocano ad un livello decisamente più alto di quelli degli ultimi due Matrix, senza tuttavia far gridare al miracolo.

Splendida la scena finale (evito spoiler, è assolutamente da vedere..) così come l' uccisione della bambina e l' ecatombe di V nel tunnel della metropolitana. Spettacolare.

In tutta sincerità non ho ben capito dove il film voglia andare a parare. C'è una componente di critica molto forte rivolta per lo più alla corruzione del mondo politico e all' ignavia delle persone comuni, colpevoli di sopportare senza manifestare il proprio disappunto. E ciò è molto bello e significativo.
Significativo come la conseguente reazione.

Appare evidente anche una sorta di inno alla libertà sessuale, in una "forzata" citazione di "1984", ovviamente condito con il moderno ingrediente dell' omosessualità al posto della semplice"libertà di amare" di Orwell. Sarà perché uno dei fratelli Wachowski è oramai una "sorella" oppure perché la produzione la ritiene una giusta crociata?

I sentimenti non sembrano mai puri, piuttosto costruiti, finti. E questo è uno delle principali falle nella costruzione di V for Vendetta. C'è poca freschezza, troppa artificiosità.


In conclusione, mi scuso per la confusione di queste righe dalla quale traspare la mia sincera indecisione di fronte a V for Vendetta. La bilancia pesa però leggermente a favore della negatività e proprio per il sento di incompiutezza e di superficialità che il film mi ha comunicato mi permetto di condannare i Wachowski con lo stesso capo di imputazione che V fa pendere sulla testa del popolo. L' ignavia.

Capote

6.3.06 § 3



Si è parlato tanto dell'interpretazione di Philip Seymour Hoffman in Capote tanto quanto della scontata statuetta che l' Acadademy gli avrebbe consegnato.
Molto rumore per sottolineare una performance rivelatasi davvero straordinaria.
Adoro recensire film pressochè privi di effetti speciali, ma colmi di sentimenti, emozioni e caratterizzati da una storia molto forte e Capote rientra di diritto in questa categoria, trascinato dalla prepotente interpretazione di P.S. Hoffman, dalla bellezza del soggetto e da una regia molto pulita incentrata tatticamente sulla figura del grande scrittore.
Tuttavia, l'eccessiva importanza del protagonista principale e del suo rapporto con Perry Smith, l'assassino, attrae magneticamente lo spettatore e la tematica sociale, molto forte nell'opera letteraria, qui cede il passo troppo spesso alle relazioni tra i personaggi.
Ci tengo a sottolineare anche un potenziale neo tecnico. Non ho avuto modo di sentire la voce originale di Capote, tuttavia non fatico a credere che nel doppiaggio gran parte della caratterizzazione si sia persa. Penso che la visione in lingua originale sia più che mai consigliata.
Un film splendido e malinconico, cinema d'altri tempi.

Testa di vaso...

28.2.06 § 1


JarHead si e rivelato una piccola sorpresa, in positivo. In un america non piu solo "post 11/9" ma anche "post (quasi) seconda guerra in Iraq", Sam Mendes decide di evitare lo scontro con le autorita mettendo in scena la prima offensiva contro Saddam, la famosa operazione Desert Storm, dribblando elegantemente quella che si sarebbe rivelata una scontata contestazione documentaristica alla Michael Moore . Ma il risultato non cambia. Laggiu, in mezzo al nulla del deserto, 15 anni fa come oggi ci sono dei ragazzi, stupidi, intelligenti, con i capelli biondi o castani, con i loro sogni, le loro aspettative. E i loro amori, lontani migliaia di chilometri. Teste rasate, Marines. Jarhead.

Non si puo certo evitare il paragone con "Full Metal Jacket" e "Apocalypse Now", vuoi per le dirette citazioni vuoi per la struttura introspettiva del film che fa il verso ai due capolavori. Tuttavia il regista mantiene le distanze da entrambi senza pero ignorare l'insegnamento dei maestri.

Un film davvero "indipendente" nel look e nel tipo di riprese, lontano anni-luce dai blockbuster titolati e dai capolavori del genere. "Indipendente" anche nella scelta delle musiche. A proposito, il doppiaggio toglie molto alle voci originali dei protagonisti.

Jarhead non e un film di guerra, sia ben chiaro. Battaglie e scontri a fuoco sono pressoché assenti. Ma e proprio su questo che il film gioca. Le didascalie che appaiono commentando il passaggio inesorabile dei giorni ed il continuo aumento di truppe, incorniciano in realta Marines che a fine guerra non avranno sparato neanche un proiettile contro il nemico e passano gran parte delle loro giornate tra masturbazione ed esercitazioni nel bel mezzo del nulla. Mendes mostra il lato piu significativo di una guerra, il punto di vista di chi la combatte. Ed e proprio da questa prospettiva, cosi ristretta e soggettiva che si profila il chiaramente il senso (o il non senso) della guerra.

La vacuita riscontrata da molti nel film non e altro che la figlia legittima di quella provata (almeno credo) dai soldati stessi. Non si puo raccontare una partita da 0-0 con pochissime occasioni e farla passare per il match del secolo! Mendes e stato accusato di non essere andato fino in fondo nella sua critica antimilitarista. Purtroppo non ho l'onore di conoscerlo personalmente ma penso di non fargli un torto cercando di interpretare una possibile risposta: "Io, vi ho fatto vedere il dove e il come i vostri ragazzi, figli, mariti e fidanzati vivono laggiu. A voi il perché".


Recuperi visionari...

18.2.06 § 4

Brevissimo post per commentare alcuni recuperi.
King Arthur: Bello, senz'anima. Visivamente accattivante, con una fotografia estremamente affascinante. Tuttavia vive di scene già viste...il soggetto non è di certo entusiasmante e l'alchimia è la solita da blockbuster "gladiatoresco". Effetti speciali eccellenti così come la faccia di Stellan Skarsgard...


Alien Vs. Predator. Trascurabilissimo film della saga. Gli attori-partecipanti alla spedizione non brillano certo di luce propria. Fortunamente arrivano i Predator a fare piazza pulita! Meglio, decisamente, i film precedenti!

Che ne sarà di noi. Il soggetto è buono, gli spunti ci sono tutti. Dopo venti minuti avrei voluto lasciar lì. Il film non trasmette nulla, pur affrontando temi molto attuali per i giovani. Non c'è sentimento...emozione...la recitazione rasenta l'insufficienza in più di un caso. Ma che cavolo!

Il mercante di Venezia. Pesantissimo....ma come recita Al Pacino....

Agent Secrets: Piantato li dopo venti minuti per assoluto esaurimento di interesse.

Ed infine...un film visto per caso ma assolutamente interessante. The big Picture, con l'eterno Kevin "Pancetta" Bacon. Un giovane regista e la sua scalata a Hollywood. Davvero divertente.

Little Forum...

16.2.06 § 0

Abbiamo implementato un piccolo forum in Pellicola Scaduta 2.0....meglio dei commenti che si possono lasciare qui e sicuramente più interattivo....aspettiamo TUTTI i visitatori!!!

Il forum è raggiungibile all'indirizzo http://pellicolascaduta.altervista.org/forum.htm
oppure tramite l'apposito bottone in homepage...

A presto

Hit the road..

9.2.06 § 0

Ho, come molti, un rapporto di amore-odio per Fellini. Con tutto il rispetto che una nullità quale il sottoscritto DEVE avere per un maestro del cinema!
Amo "8 e mezzo"...quasi non sopporto "La dolce vita"...ho però cercato di vedere tutti i suoi film per avere una più completa visuale d'insieme.
In un noioso pomeriggio invernale ho "lanciato" nel lettore dvd "La strada", film del '54 in cui il leggendario Anthony Quinn è affiancato da Giulietta Masina, celebre moglie del regista romagnolo.
Per quanto la prima parte del film non riesca a decollare, estraniando lo spettatore senza riuscire a coinvolgerlo, è nella seconda parte che il film colpisce. "La strada" è sicuramente un' opera d'altri tempi, lontana anni luce da quello che possiamo trovare oggi in sala, da esaminare quindi con un' ottica differente. La mimica molto accentuata di Giulietta Masina, quasi più adatta
ad un vero spettacolo circense, può apparire eccessiva ma in realtà esalta la purezza di una donna a cui viene sbattuta in faccia una realtà che non può contrastare. Nella sua debolezza il personaggio di Gelsomina trova però la forza per crearsi un incredibile serenità da opporre ai modi brutali di Zampanò. E lo stesso ladro-artista-furfante comprende, anche se troppo tardi, di aver perduto non una semplice ed ingenua fanciulla ma un angelo che avrebbe potuto redimere la sua vita.
Una visione consigliata e, ripeto, da giudicare con un metro particolare. E' impressionante come l'italia sia cambiata in questi 5o anni!!!


Evoluzioni sperimentali!!!

4.2.06 § 5

Da oggi, in PARALLELO a questo blog che cercherò di aggiornare come fatto fin'ora, esiste PELLICOLA SCADUTA 2.0, una sorta di lieve evoluzione del blog in un mini portale sempre pronto ad evolversi...
Non c'è ancora molto ma i miei lettori sono invitati a farci un salto ed ovviamente ad esprimere le proprie opinioni e le proprie critiche.

....trovate il sito all' url PELLICOLASCADUTA.ALTERVISTA.ORG (nell'attesa di un .it!)


Cheers!

Bugie con le gambe corte

31.1.06 § 4

Zach Braff è una delle persone che vorrei conoscere e con cui mi berrei volentieri una birra (la serie Scrubs è incredibile!!) e appena ho potuto mi sono fiondato su "La mia vita a Garden State", impaziente di verificarne le doti registiche.
Il film è indubbiamente piacevole, anche se personalmente mi sarei aspettato più humour (senza esagerazioni ovviamente) viste le capacità e l'ironia del buon Zach. Il plot non è il massimo dell'originalità e una storia così l'avrete già vista in un sacco di altri film (a proposito...è una mia impressione o ci sono pesanti similitudini con Elizabethtown???) ma in fin dei conti la bravura dei due interpreti principali riesce ad emozionare lo spettatore ed i dialoghi tradiscono una conoscenza profonda dei sentimenti. La sceneggiatura è ben equilibrata e riesce a darci il giusto contatto con i personaggi e di questo bisogna dar sicuro merito al giovane autore.
Tuttavia trovo leggermente azzardata questa "prematura" regia. Alcune scelte tecniche sono davvero discutibili, soprattuto alcune inquadrature. Le qualità recitative sono intoccabili ma probabilmente serve ancora un pò di gavetta per passare dietro la macchina da presa.
Anche l'uso di certe canzoni non mi è parso felicissimo, i Coldplay ad inizio film per esempio.
Il giudizio complessivo è senz'altro positivo, Garden State emoziona profondamente e, pensandoci meglio, l'immaturità e la freschezza della regia, lo rendono più naturale e genuino..

Perduti..

26.1.06 § 1


Ecco, lo sapevo, mi sono tirato la zappa sui piedi. Ho guardato per sbaglio la prima puntata di Lost e ora sento di esserne caduto prigioniero. Maledizione!!!

Il Fiume del Rimorso.

22.1.06 § 2



Sono un grande fan di Stephen King, ho divorato gran parte dei suoi racconti. Tra quelli che non scorderò proprio mai c'è Stand By Me, Stagioni Diverse, sicuramente uno dei più atipici ma assolutamente affascinanti per via del soggetto ma anche della scrittura magnetica e ipnotica dell'autore.
Quando sentì parlare di Mean Creek pensai subito al racconto di King, i dettagli della trama resi noti lo richiamavano fortemente.
L'ho recuperato qualche giorno fa e devo dire di essere stato piacevolmente colpito. Il soggetto richiama per certi versi Stand By Me, ma si differenzia in certi punti focali tale da rendersi assolutamente diverso.
La regia è fresca, nulla di troppo elaborato, quasi fosse orchestrata da un coetaneo dei protagonisti (il regista, esordiente, è classe '73, piuttosto giovane) e punta molto sul fiume, ambientazione principe del film, sul viso e le espressioni dei giovani interpreti.
Non voglio rivelare nulla che potrebbe "spoilerare" particolari importanti, Mean Creek non è per nulla pesante e molto godibile anche se, permettetemi un' unica puntualizzazione, il finale mi ha toccato e bisogna dare merito a questo Jacob Aaron Estes di aver realizzato un' eccellente opera prima, al di là dell'originalità del soggetto.
Il mondo degli adolescenti rappresenta un universo infinito. Si possono girare migliaia di film su di esso, ma si trascurerà sempre qualche aspetto, qualche sentimento, qualche emozione.


Sonni tranquilli.

20.1.06 § 1


Mi scuso ancora una volta per l'assenza di post...I miei pochi lettori saranno felici di questo ritorno, anche se gli impegni non mi consentono ancora di curare il blog come vorrei.
Ho recuperato alcuni film che per svariati motivi non ho avuto occasione di visionare in passato. Su tutti mi incuriosiva particolarmente la seconda opera registica del "comasco" George Clooney, soprattutto per il mio personale gradimento di "Confessioni di una mente pericolosa". Trovo che il fascinoso attore ci sappia fare dietro la macchina da presa. Denota uno stile particolarmente pulito, quasi didattico, ma sicuramente efficace in relazione ai soggetti dei due film fino ad ora girati.
"Good Night and Good Luck" affronta una tematica particolarmente "americana", abbastanza lontana da noi e dalla nostra storia politica. Il maccartismo e la campagna anti-comunista scatenata dal senatore Joseph Mccarthy sono però punti fondamentali nella formazione dell'identità degli Stati Uniti.
Sicuramente una firma così conosciuta ha permesso al film una distribuzione importante, dubito che un altro autore avrebbe avuto la stessa visibilità "mondiale" portando sullo schermo una tematica così particolare e circoscritta.
Non vi è alcun dubbio, al di là delle considerazioni sul soggetto, che il film sia davvero ben costruito, quasi su toni documentaristici. Il bianco e nero e l'intensa drammaticità degli interpreti (David Strathairn nei panni di Edward R. Murrow è mostruoso e assolutamente magnetico ma il livello è altissimo per tutto il cast) catturano lo spettatore, attratto da questa guerra mediatica d'altri tempi. 93 minuti sono pochetti, il tema trattato avrebbe meritato qualche approfondimento in più ma Clooney punta molto sul punto di vista "soggettivo" della redazione, presentando i fatti esterni solo filtrati da uno schermo e sottolinea in modo marcato la tensione ed il terrore che la campagna del senatore aveva infiltrato in tutti gli organi di informazione.
Visione consigliatissima, io vi saluto come la situazione richiede. Buona notte....e buona fortuna.

Polvere di stalle...

18.1.06 § 2

Sul povero "Pellicola Scaduta" comincia a formarsi la polvere. D'altra parte sto seguendo un lavoro di montaggio che mi porta via la giornata...tornerò presto!!!! E' una promessa, ma anche una minaccia!!!

Ritorno a Newport...

11.1.06 § 6

Uao...è ritornato OC. Il post sarebbe più adatto al blog di una tredicenne ma...in fin dei conti non nascondo il mio gradimento per il sudetto americanissimo telefilm. Stop

Terremoti

9.1.06 § 2




Dopo aver parlato qualche post fa di Crash, mi pare doveroso citare un' altra pellicola del genere "affresco di vite americane intrecciate". Short Cuts, America Oggi per noi, vanta oltre ad una durata che supera le tre ore un cast davvero ricco di stelle e la regia di un maestro del cinema.
Nella sua analisi della società americana Altman cerca di far emergere soprattutto il lato oscuro dei personaggi, piuttosto che le qualità positive. Nella prima parte del film, in una sorta di diaspora i personaggi si allontanano dai rispettivi mondi, chi fisicamente chi psicologicamente per poi riconciliarsi lentamente con se stessi ed abbandonarsi alla loro natura più intima. C' è una certa critica alla middle-class americana ma c'è anche una sorta di apologia del dolore e del comune destino dell'umanità.
E alla fine, il copione si ripete. In un finale molto triste c'è chi si arrende alla propria fragilità, chi alla propria rabbia, chi al proprio destino. Ma per tutti c'è quell'elemente conciliante, il terremoto, che riporta in equilibrio certe situazioni e sembra poter cancellare, ma è solo un' illusione inafferabile, tutto quanto è avvenuto.
Nonostante la lunghezza un film davvero godibile, con uno standard di recitazione molto alto. Il maestro Altman orchestra Tim Robbins, Madeleine Stowe, Frances McDormand, Tom Waits, Robert Downey Jr. ed un sacco di altre star.
Un film triste, molto malinconico e toccante che ci riconcilia con la realtà, dura, della vita.

Scherzi audiovisivi

7.1.06 § 3




Lo avevamo anticipato, lo attendavamo con trepidazione. L' enigmista torna a colpire. Saw II.
Il seguito di uno dei film più "pugno nello stomaco" della scorsa stagione non smentisce e non delude. Nell'opera di Darren Lynn Bousman ci sono litri di sangue e parecchio gore vecchio stile e basta la prima terribile ed angosciante sequenza a capirlo. Vietatissimo agli "impressionabili".
L'intreccio è semplice quanto denso di colpi di scena. Una casa, gas nervino che distrugge i polmoni dei poveracci incastratici dentro, un poliziotto che deve salvare il figlio intrappolato proprio tra quelle venefiche mura. I prigioneri tentano di fuggire ma la loro natura malvagia si rivela un nemico troppo difficile da sconfiggere. Molto sangue!
Ritmo davvero stratosferico e regia da vero B movie. Saw II rispetta il predecessore con una struttura molto simile, fino al colpo di scena finale (montato maluccio, ad essere pignoli, con quei tagli rapidissimi che fanno sembrare il tutto uno spot pubblicitario o un trailer di Fight Club).
Se volete partecipare al gioco dovete rimanere seduti ed aspettare. Seduti. Aspettare.