Archive for marzo 2006

Revenge is a cold....fish!

21.3.06 § 4

Sono combattuto nel giudicare questo film.

L' interesse per V for Vendetta è nato nel sottoscritto alla primissima visione del trailer e proseguito con un attenta sorveglianza dei rumors nel corso dei mesi di produzione. Non ho mai avuto la possibilità di leggere il fumetto originale, ma l' ambientazione ed i personaggi mi hanno subito intrigato tanto da inserire l' opera di McTeigue nella mia "ToWatch list".

Per la storia, fate riferimento alla recensione di Mau (www.pellicolascaduta.it).

Si parla di idee in V for Vendetta.

A mio giudizio però, gli autori non si sono dimostrati in grado di catturare appieno "l'idea", l'essenza di quanto hanno creato. Chi scrive, forse sbagliando, forse no, si aspettava innanzitutto tutta un' altra cornice. Una Londra vessata anche (e soprattutto) nella sua immagine da questa sedicente dittatura ma che invece appare paurosamente "normale". Qualche filmato documentaristico nel montato tenta invano di ricreare un' atmosfera di oppressione e di mancanza di libertà ma in realtà lo spettatore non ha la possibilità di calarsi in questa città appartenente ad un futuro da scongiurare assolutamente. Può anche darsi che l' apparente superficialità sia voluta e decisa a tavolino non ci è dato saperlo. Certo è che questo compromesso non pare soddisfacente.

In termini fotografici la personalizzazione di V for Vendetta non è all' altezza, considerando che questi tizi hanno fatto "The Matrix". L' uso appropriato dei colori poteva di certo aumentare la credibilità ed invece non vi è caratterizzazione cromatica, se non in qualche scena particolare, il che rende il film piuttosto piatto.

Da V, personaggio controverso, affascinante nell' aspetto, mi aspettavo molto più mistero. Perde parecchio già nelle prime scene, quando si presenta a Eve con un fare quasi arlecchinesco. Incomprensibile, almeno dal punto di vista produttivo, la scelta di affidarne l' interpretazione a Hugo Weaving. Un attore straordinario per un personaggio nascosto dietro ad una maschera ( a parte i pochi minuti nei panni di Rookwood) che non lascia il minimo spazio alla mimica (il mio salumiere, così come chiunque altro, avrebbe potuto fare altrettanto bene). Ma queste sono decisioni che poco interessano allo spettatore.

Lei, ovviamente Natalie Portman, è come al solito meravigliosa. Vista la mia faziosità mi astengo da altri elogi. Gli altri sono quello che sono. Bella l' idea di ripescare John Hurt e fallo passare dall' altra parte della barricata. Infine, i dialoghi si collocano ad un livello decisamente più alto di quelli degli ultimi due Matrix, senza tuttavia far gridare al miracolo.

Splendida la scena finale (evito spoiler, è assolutamente da vedere..) così come l' uccisione della bambina e l' ecatombe di V nel tunnel della metropolitana. Spettacolare.

In tutta sincerità non ho ben capito dove il film voglia andare a parare. C'è una componente di critica molto forte rivolta per lo più alla corruzione del mondo politico e all' ignavia delle persone comuni, colpevoli di sopportare senza manifestare il proprio disappunto. E ciò è molto bello e significativo.
Significativo come la conseguente reazione.

Appare evidente anche una sorta di inno alla libertà sessuale, in una "forzata" citazione di "1984", ovviamente condito con il moderno ingrediente dell' omosessualità al posto della semplice"libertà di amare" di Orwell. Sarà perché uno dei fratelli Wachowski è oramai una "sorella" oppure perché la produzione la ritiene una giusta crociata?

I sentimenti non sembrano mai puri, piuttosto costruiti, finti. E questo è uno delle principali falle nella costruzione di V for Vendetta. C'è poca freschezza, troppa artificiosità.


In conclusione, mi scuso per la confusione di queste righe dalla quale traspare la mia sincera indecisione di fronte a V for Vendetta. La bilancia pesa però leggermente a favore della negatività e proprio per il sento di incompiutezza e di superficialità che il film mi ha comunicato mi permetto di condannare i Wachowski con lo stesso capo di imputazione che V fa pendere sulla testa del popolo. L' ignavia.

Capote

6.3.06 § 3



Si è parlato tanto dell'interpretazione di Philip Seymour Hoffman in Capote tanto quanto della scontata statuetta che l' Acadademy gli avrebbe consegnato.
Molto rumore per sottolineare una performance rivelatasi davvero straordinaria.
Adoro recensire film pressochè privi di effetti speciali, ma colmi di sentimenti, emozioni e caratterizzati da una storia molto forte e Capote rientra di diritto in questa categoria, trascinato dalla prepotente interpretazione di P.S. Hoffman, dalla bellezza del soggetto e da una regia molto pulita incentrata tatticamente sulla figura del grande scrittore.
Tuttavia, l'eccessiva importanza del protagonista principale e del suo rapporto con Perry Smith, l'assassino, attrae magneticamente lo spettatore e la tematica sociale, molto forte nell'opera letteraria, qui cede il passo troppo spesso alle relazioni tra i personaggi.
Ci tengo a sottolineare anche un potenziale neo tecnico. Non ho avuto modo di sentire la voce originale di Capote, tuttavia non fatico a credere che nel doppiaggio gran parte della caratterizzazione si sia persa. Penso che la visione in lingua originale sia più che mai consigliata.
Un film splendido e malinconico, cinema d'altri tempi.