Destini.

8.10.05 § 0

E' possibile che il figlio di un noto calciatore diventi anch'esso un campione. E' possibile che un ragazzino riesca ad emulare e a superare abbondantemente i risultati del padre, anch'egli pilota di motociclette. E' possibile, probabile. Certo e' che se dovessimo prendere due bambini perfettamente identici e li crescessimo, uno sui campi da calcio fin dalla tenera eta', seguito da tecnici abilissimi e l'altro lontano dal pallone...potete immaginare i risultati.
Cosi' non stupisce che una fanciulla che di nome fa Sofia e di cognome Coppola, sia finita dietro la macchina da presa. Crescere, letteralmente, sui set calcati dai vari Corleone, avrebbe fatto questo effetto a chiunque.
Stupisce maggiormente il fatto che la ragazza ci sappia davvero fare.
Dapprima ha esordito con un difficile adattamento di un romanzo, giudicato "inadattabile" dall'autore, poi ha spiazzato tutti con la storia genuina ed intelligente (che gli e' valsa un oscar) di "Lost in Translation". "Il giardino delle vergini suicide", suo primo lungometraggio e' innanzitutto un buon prodotto cinematografico. Fotografia azzecatissima e scelte registiche smaliziate ed efficaci. Un soggetto che tratta i temi del disagio adolescenziale e della sessualita' con una malinconia rara che penetra profondamente nell'animo dello spettatore. I ragazzi nei loro ricordi vedono le sorelle Lisbon come angeli intrappolati in corpi umani, impossibili da comprendere ne' da conoscere ma inevitabilmente destinate ad essere amate fino alla venerazione. L'adolescenza e' anche questo, amore incondizionato che non ha niente da spartire con la razionalita', sogni, sogni sterminati che conducono molto lontano. La Coppola ha miscelato bene le tematiche piu' cupe e quelle piu' rilassate ma le sensazioni sono ugualmente forti e a fine visione nasce la curiosita'. Anche noi avremmo voluto conoscere quegli angeli.

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